Francesco Camattini è un dirigente scolastico. Attualmente svolge un dottorato di ricerca in “Peace Studies” presso l’Università La Sapienza di Roma. Ha insegnato diritto ed economia alle scuole superiori. Dirige il coro del Centro Interculturale di Parma. Ha esordito come cantautore nel 1998 con la pubblicazione del cd “Le nove stagioni” a cui sono seguiti altri lavori discografici: “Ormeggi“, 2003 (completamente dedicato alla narrazione del mito “in forma di canzone”); “Fine della Storia“, 2006; “Crazy Crisi“, 2011; “Solo vero sentire“, 2016; “A costo di non tornare”, 2021 (una libera rivisitazione in chiave laica e contemporanea delle Beatitudini del Nuovo Testamento). Ha firmato due lavori per il teatro dedicati al precariato e alla crisi della postmodernità (“Opera PoPolare Interinale”; “In Carne & Wireless”); ha “prestato” la voce alle caustiche canzoni di Boris Vian all’interno delle iniziative realizzate dalla Fondazione Teatro Due di Parma in collaborazione con Fond’Action Boris Vian di Parigi. Ha pubblicato per Infinito edizioni l’opera teatrale e musicale “La terra delle donne e degli uomini integri” realizzata per la Fondazione Teatro Due con un gruppo di giovani di seconda generazione in collaborazione con l’orchestra e gli allievi del Liceo Musicale A. Bertolucci di Parma. Nel 2021 è uscito il suo l’ultimo album “A costo di non tornare”. La sua musica si trova nei migliori stores digitali (iTunes, Amazon, ecc…).
Povera gente è un album autoriale riflessivo, profondo e denso di considerazioni sul nostro Tempo, che prende atto della povertà della condizione umana.
La povertà assume tanti volti e noi occidentali che abitiamo il cosiddetto “Nord” del mondo, stiamo diventando degli “oppressi dell’eccesso”, poveri di idee, poveri di immaginazione, poveri di nuove nascite, orfani della Pace. Crediamo nella democrazia e nello stesso tempo siamo impegnati a respingere chi vive i drammi della povertà materiale dall’altra parte del Mediterraneo. Non riusciamo ad uscire dal paradigma della crescita, dello sviluppo fine a se stesso; ci chiudiamo sempre di più imprigionati nella nostra “burocrazia digitale”, sembriamo condannati a seguire i mantra del capitalismo, quello più sfrenato.
Com’è nata la vostra passione per la musica?
La mia passione per la musica è nata dopo un incontro speciale con un grande musicista classico nel lontano 1996. Mi piaceva molto scrivere all’epoca, e l’aspetto della scrittura l’ho conservato nei testi delle canzoni. A tarda età mi sono iscritto al conservatorio: al triennio di jazz del conservatorio Arrigo Boito di Parma. Il Dipartimento di jazz era diretto da Roberto Bonati un grande jazzista e compositore che mi ha insegnato molte cose rispetto all’estetica musicale. Poi ho continuato a suonare a scrivere canzoni.
Quali sono le tue influenze artistiche?
I miei percorsi musicali pagano la totale mancanza di improvvisazione da un lato dall’altro hanno il pregio a mio avviso di essere il frutto di un pensiero attorno a un tema caldo della contemporaneità: in questo caso la guerra e la pace che sono temi universali attraversano il mio disco. Oggi la guerra è entrata in Europa .
Come mai il remake di bella ciao?
Bella Ciao é una canzone che si è depositata nell’immaginario collettivo io volevo fare una versione poetica non urlata ma che evidenziasse il sostanziale desiderio di pace di questo ignoto partigiano che canta questo addio così struggente alla sua bella
Nel comunicato parli di crescita.. il prossimi passo purtroppo sarà un’accelerazione della tecnologia che creerà un numero sempre maggiore di povera gente..non trovi?
È indubitabile che ci sia il cosiddetto effetto di technical fixing ovvero la tecnica che cerca di correggere gli errori che essa stessa ha portato. La retorica capitalista difficilmente cambierà a breve ed ha effetti molto concreti. Mi auguro che la consapevolezza che oggi hanno i giovani possa contagiare tutta la gerontocrazia che non crede in un vero cambiamento.
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