“Gli incubi di Freud” sono un disco distopico solista e cooperativo di rock alternativo loquace di Joshua McFarrow, “paziente zero” (così come voce, basso, musica, testi, video, idee, crisi esistenziali) dei Ripe San Ginesio (remota provincia di Macerata)
Gli altri pazienti/musicisti viaggiano lungo l’inesistente asse Treia/Porto Sant’Elpidio. La band si completa con Alessandro Camela alla batteria, Andrea “K” Piermarteri alla chitarra ritmica e Massimiliano Camela alla chitarra solista. L’utilizzo di termini psicoterapeutici non è casuale (come deducibile dal nome del progetto): il concept e le tematiche del gruppo nascono dall’esperienza in prima persona del cantante, seguendo le sessioni in studio attraverso la musica.
“Gli incubi di Freud” nascono dalla precisa esigenza di fare pubblica introspezione con la schiettezza della musica, uno spazio che mi permette di muovermi senza il solito imbarazzo dell’introverso timido come sono senza microfono sotto il mento”, spiega Joshua.
La genesi, dalla forte impronta psicologica del progetto, è raccontata in questo video:
Si sa, le persone e gli eventi infausti tendono a rimistificarli con “ma ha fatto anche delle cose buone”, e così di fatto è stato anche per il lockdown del 2020, dove ingrassando e lavorando in didattica a distanza con alcuni suoi amici musicisti , Joshua decide che per sopravvivere alla reclusione, per mantenere una parvenza di sobrietà mentale, dovrà dare vita al suo universo semantico-musicale che già esisteva nel limbo delle cose incompiute ormai da una dozzina di anni.
Nasce così “Sistole”, l’ep d’esordio della band, in uscita il 10 dicembre 2021 su tutte le principali piattaforme di streaming musicale, ma che a seguito di un cambio di line-up vedrà la luce nei club di Macerata e di Ancona solo in la primavera del 2023 con la formazione attuale.
Gli incubi di Freud sono musicalmente figliocci degli ultimi rocker underground italiani, come Ministri, Gazebo Penguins, Cara Calma, con influenze anglofone nella composizione che si ritrovano nei primi Feeder e Jimmy Eat World.
Gli incubi di Freud, tornano sul mercato musicale in grande stile, e lo fanno con un nuovo Ep “Diastole”, un prodotto che fila liscio come l’olio grazie ad ottimi ingredienti che fanno di questo album un progetto alla portata di tutti gli amanti del genere alternative rock con punte di punk .
L’Ep di sei tracce, regala un prodotto dove ogni singolo dettaglio esalta alla massima potenza ogni singola traccia, lasciando da parte ogni dubbio sulla vena artistica di questa band .
Un Ep che suona caldo, corposo e accattivante che fa bella mostra di sé in ogni sua nota, non importa da quale strumento arrivi. Uno stile semplice, senza artefatti, quasi imbarazzante per la semplicità con cui si manifesta.
“Un Vero Uomo”, che affronta il tema ora più che mai attuale e delicatissimo, ovvero quello degli abusi emotivi all’interno delle relazioni. E lo fa ponendosi nell’assurdo e controverso punto di vista dell’abusante, che non ha contezza delle sue gesta e delle conseguenze che queste comportano. Anzi, c’è l’assurda glorificazione del proprio abusare. “Sono un uomo distaccato, freddo, egoista e me ne vanto”.Chi apprezza brani più relativamente articolati potrà apprezzare la bella “2020”, mentre chi avrà voglia di sfogarsi con qualcosa di più diretto ed aggressivo allora potrà saltare direttamente alla traccia “Resillienza 4.0”.
“Il cuore di Icaro” un’araba fenice, o forse un arcigno pezzo di plastica PET, che nasce come poesia all’interno di un mio romanzo, diventata testo di una canzone di una mia vecchia band, viene riesumata in questo ep con una nuova veste musicale. Adagiata su un morbido tappeto di ballad acustica, narra di una separazione emotiva necessaria ma sofferta, decostruendo e rivisitando il mito di Icaro, che in questo frangente stava osando verso il sole non con suo padre, ma col suo presunto amore.
L’ascesa verso il sole non si concretizza nemmeno in questa occasione, e nella caduta c’è questo lungo fremito dove si consuma la consapevolezza dell’inevitabile e dell’addio ormai prossimo. Nella “caduta” si inserisce la parte con più pathos musicale, per rispettare lo stilema di questo tipo di ballad.
Il vaso di Pandora che vuole distinguersi dal tenore medio delle revenge song sentimentali che perdono di vista il messaggio da comunicare in favore di un pathos molto diretto, urlato e a volte volgare. Il vaso di Pandora è una veste elegantissima per combattere la sporca battaglia di una disputa per un brutto torto subito.
Art rock con venature progressive e hard rock, rielaborazione e sincrasi fantasiosa di due episodi distinti della mitologia greca, testo raffinato per rammendare asprezze musicali, una disfida impari raccontata con la solennità delle grandi cerimonie, tanto da essere contornata dalla sacralità di cori epici.
Questi alcuni dei brani che compongono un disco che sicuramente non è da catalogare tra quelli scontati e banali. La grande forza de Gli incubi di Freud,è quella di inserire tutta una serie di piccole finezze, dalle spezzature nella linearità dei ritmi al ricorso ad arrangiamenti piuttosto raffinati. Ancora una volta un lampo di genio su un panorama musicale troppo spesso sottovalutato.
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