Il carme V di Catullo si apre con il verbo «vivamus»: la poesia è un invito spensierato a vivere il momento, a cogliere l’attimo. Questo è cristallizzato dai baci iperbolici pregni di valore, contrapposti ai «rumores» dei vecchi, invero insulsi, e ci regala l’immagine di una giovinezza che riconosce e ripudia la morte, consapevolmente eternizza la vita e ne gode per allontanare le porte dell’eterna notte da cui non c’è sole invitto.
“pluto” il nuovo singolo di alicante, non parla di baci, ma di attimi eterni di gioventù. Dialoga con i luoghi, con i rumori, con le teste, discute con gli amici, con gli dèi, con i poeti. È la sua allegoria su com’è difficile vivere i momenti, com’è facile ricordarli, che forse bisogna scappare dai ricordi, che più si vive di cinismo più ne si è estasiati. La notte arriva, ma abbiamo vissuto il giorno.
È il racconto tra lo slowcore, il post punk, lo shoegaze e l’emocore di quei secondi che fecondano la memoria di una giovinezza fuggita che si ripresenta sotto forma di biciclette, testate, piazze, pub e legami lontani.
Non è la solita proposta banale, nemmeno scontata, sebbene il genere sia ormai pieno di progetti più o meno validi. Un brano la cui impostazione fluida e dinamica, riesce a tenere amalgamato l’ascolto regalando una traccia corposa e con una metrica esaltante. Un chiaro segno della versatilità di alicante e di come riesca a proporre della buona musica senza cadere nel solito calderone di idee.
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